NOTA: è possibile che compaia segnalazione per aggiunta
di componente aggiuntivo, permettetelo, serve a visualizzare i filmati
eventualmente presenti in questa pagina.
Tutte le volte che cuciniamo usiamo una grande quantità di
calore che viene in buona parte dispersa sia nell'ambiente che ci circonda
e se abbiamo una cappa tradizionale, all'esterno della nostra abitazione.
Provate a mettere una mano all'interno della cappa e vi renderete conto
di quanto calore sfugga via. Comunque sia poi restano pentole e piatti
da lavare per i quali usiamo spesso acqua calda che la caldaia ci fornisce
accendendosi e consumando altro gas. Si propone qui un semplice accorgimento
attuabile sia su cappe a carboni attivi senza canna fumaria che su cappe
a canna fumaria.
La soluzione proposta è semplicissima e ci permette
di riutilizzare parte del calore generato durante la cottura dei cibi.
A seconda poi delle consuetudini alimentari si potrà dimensionare
l'impianto in funzione di queste, semplicemente incrementando in volume
del serbatoio di accumulo se siamo abituati a preparare cibi che necessitano
di lunghi periodi di cottura. Non aspettatevi di poter fare una doccia,
ma di lavare piatti e pentole con acqua tiepida si ed è, vi assicuro,
un bel risparmio da moltiplicare per 365 giorni due volte al giorno.
Il serbatoio di accumulo (1) viene riempito con acqua fredda (in
blu) e restituisce acqua calda (in rosso). Un rubinetto è posto
sull'entrata (blu) e quando lo si chiude, per qualche istante, si avrà
un modesto gocciolamento della parte verticale del tubo dell'acqua calda.
Per evitare questo gocciolamento, forse fastidioso per gli animi più
ansiosi vi sono tre soluzioni: porre il serbatoio di accumulo al di sotto
del lavello, mettere il rubinetto alla fine del tubo dell'acqua calda,
mandando però pericolosamente in pressione tutto il sistema, oppure
seguire la soluzione più oltre riportata.
L'acqua fredda presente all'interno del serbatoio di
accumulo viene prelevata da un tubo verticale in esso contenuto, passa
attraverso la pompa 3 e si dirige all'interno della cappa 2 nella serpentina
4 (vista anche dall'alto). Quando la cucina è in funzione il calore
riscalda l'acqua nella serpentina che ritorna al serbatoio di accumulo
1. La pompa 3 deve essere di potenza bassissima, circa sui 5 Watt e deve
essere accesa solo quando è in funzione la cucina. Potremmo, per
esempio, metterla in parallelo alla luce della cappa (6) o alla ventola
(5) se abbiamo la consuetudine di accenderle quando cuciniamo, altrimenti
va utilizzato un interruttore elettrico e bisogna ricordarsi di spegnere
il circuito quando spegniamo i fornelli, in caso contrario, l'acqua, continuando
a ricircolare, si raffredderà.
Una soluzione semplice ed economica è quella di porre
all'interno della cappa un termostato non elettronico per riscaldamento
e regolarlo in modo che faccia partire la pompa ad una temperatura maggiore
di quella che abbiamo in casa, ad esempio sui 30 gradi. Il circuito elettrico
è semplicissimo, posto che la pompa potrebbe anche non essere necessaria,
dipende dalla posizione del serbatoio di accumulo. Se questo si trova
molto in alto rispetto alla serpentina potrebbero indurre il ricircolo
i moti convettivi spontanei che si determinano scaldando l'acqua. Se il
serbatoio si trova più in basso (potrebbe essere posto anche per
terra) sarà indispensabile la pompa. Di seguito due versioni del
circuito elettrico:
Chi desiderasse complicarsi la vita per non
avere un transitorio gocciolamento sul punto di uscita dell'acqua calda
potrà realizzare due circuiti separati come spiegato di seguito.
Il sistema si compone di due circuiti idraulici. Il primo è
rappresentato da un serbatoio di accumulo (1) che viene riempito con acqua
fredda (in blu) e che restituisce acqua calda (in rosso). Un rubinetto
posto sul lavello ne rappresenta il punto di utilizzo. All'interno del
serbatoio di accumulo è presente una serpentina che riscalda l'acqua
e che costituisce un componente del secondo circuito idraulico. Il secondo
circuito idraulico è il cuore di questo sistema di recupero di calore,
vediamo i suoi componenti:
Una serpentina (4) in tubo di rame viene posta all'interno della
cappa e viene scaldata dal calore disperso durante la cottura dei cibi.
Qui vediamo la serpentina anche dall'alto. Essa è posta orizzontalmente
al di sopra della luce (6) d'illuminazione del piano di cottura ed al di
sotto di una eventuale ventola (5).
Questo schema mostra i vari componenti del secondo circuito idraulico.
Da sinistra a destra: Serpentina scambiatrice di calore contenuta nel serbatoio
di accumulo. Vaso di espansione (2). Pompa di circolazione facoltativa
(3). Serpentina di accumulo di calore contenuta nella cappa (4). Il funzionamento è intuitivo. All'interno di questo circuito
è presente acqua. Si tratta di un circuito chiuso e l'acqua che
vi circola non si mescola con l'acqua del serbatoio di accumulo. Il calore
dei fornelli scalda la serpentina 4 e l'acqua che vi circola spinta dalla
pompa 3 (o semplicemente circolante per moto convettivo senza la pompa)
raggiunge la serpentina contenuta nel serbatoio di accumulo e questa cede
calore all'acqua presente nel serbatoio di accumulo.
Questo circuito necessita di un vaso di espansione in
quanto, scaldandosi, l'acqua aumenta il suo volume ed è necessario
un "ammortizzatore" per non sollecitare troppo le tubazioni.
In questa immagine vi sono due nuovi elementi, il numero 7 ed 8.
Vengono introdotti ora poiché non si è voluto complicare
il discorso in precedenza. Si tratta del punto di carico (7) e di sfiato
(8) del secondo circuito idraulico e ne parliamo subito. Questo circuito,
una volta riempito, teoricamente non dovrebbe aver più bisogno di
manutenzione, ma potrebbe guastarsi il vaso di espansione o comunque aver
bisogno di manutenzione.
Spendiamo due parole sul vaso di espansione: Si compone di un contenitore
a tenuta ermetica al cui interno è posta una camera d'aria in gomma
che si gonfia dall'esterno come fosse la ruota della nostra automobile.
Spesso, in commercio, la camera d'aria non è completamente gonfia
(primo disegno). Sull'involucro sono riportate le specifiche del prodotto
e la pressione di riempimento della camera d'aria. Gonfiamo la camera d'aria,
anche a mezzo di pompa da bicicletta (secondo disegno) , procediamo quindi
alle operazioni di carico dell'impianto. Per prudenza è meglio non collegare il punto di carico 7
alla rete idraulica, verrà riempito occasionalmente con una canna
dell'acqua. Sia sul punto 7 che 8 vi sono rubinetti. Quando si riempie
il circuito per la prima volta, o a seguito di riparazione si immette acqua
al punto 7 lasciando aperto il rubinetto di sfiato al punto 8. Quando dal
punto 8 fuoriesce acqua il circuito è riempito. Chiudere quindi
i rubinetti ai punti 7 e 8.
Il quarto disegno mostra un vaso d'espansione completamente
allagato dall'acqua. In tale stato non è più funzionante
non potendo ammortizzare le variazioni di volume dell'acqua in riscaldamento.
Spesso la camera d'aria interna si è bucata ed il vaso va sostituito,
talvolta la camera d'aria è semplicemente sgonfia.
Presentiamo quindi lo schema completo. Se i moti convettivi non
bastano ad un ricircolo spontaneo si utilizzerà una pompa (3). Questa
deve essere di potenza bassissima, circa sui 5 Watt e deve essere accesa
solo quando è in funzione la cucina. Potremmo, per esempio, metterla
in parallelo alla luce della cappa (6) o alla ventola (5) se abbiamo la
consuetudine di accenderle quando cuciniamo, altrimenti va utilizzato un
interruttore elettrico o un termostato, come sopra illustrato.
L'osservazione protratta del comportamento
della cappa ha chiarito come questa debba essere integrata, in nuclei famigliari
ristretti, da altre sorgenti di recupero di calore, trasformando il concetto
da cappa in quello di cucina a recupero di calore, fermo restando che quanto
espresso nei sovrariportati schemi resta valido e si avrà solo l'integrazione
di altri elementi. La visione del filmato chiarisce i limiti e le indicazioni della
semplice cappa.