Vit. C o Acido ascorbico
Le segnalazioni sull’efficacia della vitamina C, altrimenti detta acido
ascorbico e dei suoi derivati sotto forma di sali, quali l’ascorbato di
potassio, provengono da tutto il mondo e tramite la rete raggiungono un
più vasto pubblico, in crescita esponenziale, che porge più
attenzione a decisioni informate. Si descrivono tre risultati, comunque
positivi della vitamina C. Il risultato minore consiste nella riduzione
del dolore, con miglioramento della qualità di vita residua,
per salire ad un blocco della progressione del tumore fino ad arrivare,
in svariati casi segnalati, alla sua scomparsa con completa guarigione.
Senza girarci tanto in torno vi è subito da dire che il prezzo
della vitamina C è irrisorio, la trovate in vendita in internet
a 8 euro al chilo e se è vero, come sembrerebbe essere, che
agisce positivamente in caso di neoplasia, particolarmente se iniettata
per via endovenosa, è più che ovvio che eserciti una terribile
concorrenza nei confronti dei costosi chemioterapici
in uso invitandovi a considerare la tabella che si riferisce ai costi del
2007. La forma in polvere, che si può assumere sciogliendola in
un bicchier d’acqua, è molto usata dall’industria quale conservante
alimentare e per tale motivo ben difficilmente verrà tolta dal commercio.
Provate invece a recarvi in farmacia e chiedere la forma iniettabile per
endovena, così, solo per curiosità, tanto per sapere se vi
risponderanno o meno che sono disponibili esclusivamente scorte ad esaurimento.
La vit C è contenuta in diversi alimenti e vi è grande
confusione circa il suo fabbisogno giornaliero, dovuto alle vicende storiche
che hanno portato alla sua scoperta. Fin dall’antichità
abbiamo descrizione della grave malattia causata dalla sua carenza, che
si manifesta con lesioni emorragico-ulcerose gengivali, emorragie cutanee,
delle mucose e degli organi interni, instabilità degli elementi
dentali, dolori articolari, sintomi neuropsichiatrici che includono
depressione, isteria irritabilità .
Conduce a morte a seguito d’ infezioni, anemia e gravi emorragie interne.
Ne troviamo la prima descrizione nel papiro di Ebers, un testo scritto
a Tebe nel 1550 a.C, ne parla quindi Ippocrate (460 a.C. - 377 a.C.),
Celso (14 a.C. – 37 d.C.), Galeno (129-216 d.C.) e da altri fino all’arabo
Avicenna (980 – 1037 d.C).
Strabone (60 a.C - 24 d.C.) riferisce su un’epidemia di scorbuto
fra le truppe romane in Arabia agli ordini del prefetto Gaius Aelius Gallus,
sotto il regno di Augusto, mentre Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.)
nella sua Historia naturalis descrive il flagello che colpisce le legioni
romane accampate sul Reno.
Nel 1260 il biografo Sire di Joinville descrive nelle sue memorie i
sintomi dello scorbuto sui crociati
E’ alla fine del XV secolo che le informazioni sullo scorbuto tornano
prepotentemente alla ribalta, in coincidenza dei lunghi viaggi d’esplorazione
via mare con perdite umane sempre disastrose, tantochè nella circumnavigazione
del globo effettuata da Magellano nel 1520, si registra la morte dell’80
per cento dell’equipaggio a causa di questa malattia.
Non sarà semplice arrivare alla conclusione che la malattia
dipendeva da una carenza alimentare e la prima prova di ciò venne
nel maggio del 1747 ad opera di un chirurgo della marina reale inglese,
James Lind.
Nel 1912 Casimir Funk (1884 1967) ipotizzò, da studi su malattie
carenziali, la presenza di composti che denominò vitamine.
Nel 1921 il composto antiscorbutico venne denominato vitamina C e tra
il 1928 e 1933 esso venne isolato e cristallizzato da Albert Szent-Gyorgyi
Von Nagyrapolt (1893-1986 nobel medicina) e Joseph Louis Svirbely 1906
– 1994), ed indipendentemente, da Charles Glen King. Nel 1934 Sir
Walter Norman Haworth ( 1883 – 1950 nobel per la chimica) e Tadeusz
Reichstein (1897-1996 nobel per la medicina), in maniera indipendente,
riuscirono a sintetizzare la vitamina C.
La determinazione del fabbisogno giornaliero di vitamina C fu per lungo
tempo riferito alla quantità minima atta a prevenire lo scorbuto,
ovvero 10 mg al giorno, ma tale quantità non corrisponde assolutamente
alla quantità necessaria a mantenere l’organismo in buona salute,
e ad oggi si ritiene che debba essere tra 180 e 1000 mg al giorno.
I dosaggi salgono decisamente in caso di malattia e per ottenere concentrazioni
efficaci, dell’ordine delle decine di grammi, si deve ricorrere alla via
endovenosa utilizzando i suoi sali quali l’ascorbato di potassio.
Per via orale si può arrivare tranquillamente a 100 gr al giorno
ed a queste dosi possono comparire i primi disturbi rappresentati da diarrea.
La vit C è quindi ben tollerata e la sua eliminazione è con
le urine. Vi sono due condizioni nelle quali invece occorre prudenza, il
deficit congenito di glucosio 6 fosfato deidrogenasi (favismo) che
colpisce lo 0,4 % della popolazione e l’iperossaluria patologica che colpisce
lo 0,01% della popolazione.
La vitamina C trova indicazione in diverse patologie ma qui ci limitiamo
al suo uso antitumorale cercando di capire i suoi meccanismi d’azione e
quelli dei suoi sali.
Globalmente vengono ipotizzati 4 principali meccanismi d’azione che
sarebbero degni di ulteriori ricerche, ma siccome costa poco non vi è
interesse a svolgerle da parte dell’industria farmaceutica, dovrebbe essere
la ricerca sovvenzionata dallo stato ad occuparsene ma si sa bene
quanto abbia tagliato le sovvenzioni alla ricerca e si sa ancor meglio
quanti delinquenti corrotti vi alberghino. Analizziamo quindi quanto disponibile.
1 il premio Nobel Dr Pauling sostiene che mantiene
in attività il collagene rafforzando il legame intercellulare previene
quindi l'azione distruttiva della Ialuronidasi tumorale sul collagene
del normale tessuto connettivo, quindi la distruzione della membrana basale,
prodotta da molte cellule neoplastiche, che promuove la loro diffusione
nei tessuti.
2 stimola i linfociti Natural Killer, sostiene la mobilità
chemio-tattica dei globuli bianchi, l'attività macrofagica, la produzione
di anticorpi e la risposta dei linfociti T citotossici agli antigeni, in
parole povere favorisce le difese che abbiamo naturalmente e che nel filmato
si riferiscono invece all’azione contro un batterio.
3 la vitamina C possiede una forte azione riducente a seguito
della presenza di un gruppo enediolico. In presenza di ossigeno e metalli
l'acido ascorbico tende ad ossidarsi ed a formare acido deidroascorbico
ed acqua ossigenata.
Le cellule tumorali, a causa di una carenza relativa di catalasi, sono
più sensibili agli effetti della perossidazione indotta da
alte dosi di ascorbato, ma sarebbe l’ascorbato extracellulare e non l’intracellulare
a causarne la morte per apoptosi.
4 La vitamina C, secondo l’ipotesi del prof. Gianfrancesco Valsè
Pantellini (1917 – 1999) sotto la forma del suo sale, l’ascorbato
di potassio, fungerebbe da trasportatore di potassio, penetrando all’interno
della cellula in virtù della sua struttura che è ciclica
e non lineare.
Sulla membrana cellulare è inoltre presente una importantissima
pompa che mantiene le giuste quantità di sodio e di potassio. Nella
cellula neoplastica sarebbe presente una mutazione genetica secondaria
a squilibri ed alterazioni dell’ambiente citoplasmatico, innescati da stress
ossidativo dovuto a fattori ambientali e/o infettivi , che danneggia inizialmente
le strutture della membrana cellulare, in particolare l’ATP-asi sodio/potassio
(la cosiddetta pompa Na/K). Ne seguirebbe una diminuzione del potassio
intracellulare ed un aumento del sodio intracellulare, responsabile a sua
volta di un aumento del glucosio intracellulare. In tali condizioni
la cellula tumorale innesca la produzione di energia tramite la glicolisi
anaerobia, ossia funziona anche in presenza di deficit di ossigeno e tale
possibilità starebbe alla base della sua attiva replicazione e della
crescita della massa tumorale. L’ascorbato di potassio, fornendo appunto
potassio intracellulare, ripristinerebbe l’equilibrio intracellulare fra
sodio e potassio e a una diminuzione del sodio intracellulare corrisponderebbe
anche la diminuzione del glucosio intracellulare, ossia verrebbe
tolta alla cellula tumorale la sua fonte di energia che la fa replicare
così rapidamente. Il processo di trasferimento del potassio sarebbe
ottimizzato dalla somministrazione di ribosio, strutturalmente simile all’acido
ascorbico. |